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CRESCONO GLI INVESTIMENTI IN DIGITALE ED IL RUOLO DELLE STARTUP.

Fonte: Osservatori.net, Executive Briefings – Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: Innovare con un occhio alle startup. 30/11/2017

https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/executive-briefing/corporate-entrepreneurship-e-open-innovation-innovare-con-un-occhio-alle-startup

CRESCONO GLI INVESTIMENTI IN DIGITALE ED IL RUOLO DELLE STARTUP.

Dal Report 2017 degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence: crescono gli investimenti in digitale, l’interesse per l'open innovation e il ruolo delle startup: il 38% delle imprese già collabora con startup innovativa.

L’innovazione digitale acquisisce un peso sempre più rilevante nelle strategie e nelle decisioni di spesa delle imprese italiane. Lo dimostra la costante crescita del budget ICT, che nel 2018 aumenterà nel 36% delle aziende, con un tasso stimato fra l’1,8% e l’1,9% e con investimenti concentrati su Big Data Analytics, Dematerializzazione e sistemi ERP. Nel 39% delle imprese è presente un budget per il digitale anche in altri Linee di Business.

Ma il digitale sta trasformando anche l’ecosistema di interlocutori delle imprese italiane, che oggi ricercano modalità di collaborazione più agili, nuovi modelli e cultura: cresce l'interesse per l'Open Innovation e aumenta il ricorso a fonti di innovazione fino ad ora poco utilizzate come startup, centri di ricerca, università, clienti esterni e aziende non concorrenti. Il 55% delle imprese ha attivato azioni di sensibilizzazione per modelli di imprenditorialità interna, il 38% collabora già con startup. Solo il 28% di aziende ha già avviato sistematici progetti di Open Innovation, una percentuale ancora limitata, ma chi lo fa ne è soddisfatto e adotta metodi sempre più completi e sistematici, mentre un altro 32% è intenzionato ad avviarli a breve.

Sono alcuni risultati della ricerca degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del MIP Politecnico di Milano (www.osservatori.net), presentata lo scorso 30 novembre 2017 al Convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!”

LA RICERCA

Il budget ICT 2018 – Il budget ICT nelle previsioni per il 2018 aumenta nel 36% delle imprese italiane, con un tasso di crescita compreso fra l’1,8% e l’1,9% (l'anno scorso la previsione oscillava fra +0,5% e +0,6%). In particolare, il 22% delle aziende prevede un aumento fino al 10%, il 14% oltre il 10%, il 52% delle imprese lascerà invariate le risorse, mentre soltanto il 12% prevede riduzioni. Sono le grandi imprese a trainare gli investimenti, con una crescita media del budget del 2,4%. La crescente importanza degli investimenti in innovazione digitale è dimostrata dal fatto che in quasi quattro imprese su dieci (il 39%) esiste un budget dedicato anche in altre direzioni aziendali (prevalentemente Marketing e Digital e Business Development). Il budget è inferiore a quello della Direzione ICT nel 29% dei casi, mentre è comparabile o superiore nel 10% del campione.

Il principale ambito di investimento ICT delle imprese italiane, con il 43% delle preferenze, è costituito dai sistemi di Big Data Analytics e Business Intelligence. Al secondo posto Digitalizzazione e Dematerializzazione, prioritari per il 35%, poi il consolidamento delle applicazioni, lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi ERP, indicato dal 29% di imprese. Al quarto posto cresce l’importanza degli investimenti in Sistemi di Security e Compliance, che con il 28% quasi raddoppia le preferenze rispetto allo scorso anno. Seguono a distanza l’Industria 4.0 (23%), lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi CRM (21%), le soluzioni di eCommerce (20%), quelle di mobile web e social marketing (17%), mobile business (12), sistemi cloud e Internet of Things (11%), Smart Working (10%), machine learning e intelligenza artificiale (7%) e blockchain (1%).

La gestione dell’innovazione digitale - La gestione dell’innovazione digitale è ancora un processo faticoso per le imprese e le cause sono principalmente interne. La principale sfida organizzativa è rappresentata, per il 39%, dallo sviluppo di strutture, ruoli e meccanismi di coordinamento per la gestione dei processi di innovazione digitale che coinvolga le diverse Direzioni aziendali. Seguono la necessità di reperire, valutare e sviluppare competenze digitali (33%), il bisogno di coinvolgere i dipendenti nei processi di innovazione (29%), la definizione di nuove forme di collaborazione per l’innovazione con i fornitori tradizionali (27%) e la scarsa consapevolezza nei confronti della cultura imprenditoriale, che solo il 14% delle imprese identifica come sfida prioritaria.

Anche se pochi manager indicano lo sviluppo di una cultura imprenditoriale in azienda come una priorità, il 55% dei casi ha già avviato azioni per favorire l’attitudine imprenditoriale nel proprio staff, segno evidente della ricerca urgente, a volte inconsapevole, di un cambiamento di cultura aziendale. Le azioni più praticate sono la formazione (40% delle imprese), gli innovation lab interni (28%), i contest e hackathon interni (14%), la mentorship di startup di dipendenti o il supporto a startup di propri dipendenti (praticate rispettivamente soltanto dal 7% e dal 4%).

In risposta a queste sfide organizzative, le imprese cercano di strutturare e definire meglio ruoli e processi. Meno imprese rispetto al passato ricorrono a team dedicati a ogni specifico progetto di innovazione (36) o caratterizzati da attività non strutturate (22%). Nel 7% dei casi è presente un comitato innovazione interfunzionale che si riunisce periodicamente. In forte crescita - nel 35% di imprese rispetto al 19% dello scorso anno – invece è la presenza di una Direzione innovazione o di un ruolo dedicato all’innovazione: può essere costituita da un’unità o un ruolo inclusi nella Direzione ICT (31% dei casi), un’unità dedicata che include la Direzione ICT (17%), un’unità dipendente da una funzione non ICT (15%), un’unità di primo livello dedicata e indipendente (31%) o anche una cellula trasversale presente in tutte le funzioni con coordinamento centrale (6%).

Nelle imprese sta crescendo la cultura dell’innovazione e la consapevolezza della necessità di rivedere l’organizzazione in termini di ruoli, competenze e processi per migliorare la capacità di cogliere opportunità di innovazione, assorbire conoscenza dall’esterno e aumentare la partecipazione del top management alle diverse direzioni aziendali. Dalla ricerca emerge come oggi non esista un modello organizzativo dominante per la gestione dell’innovazione, ma a uno stadio maturo è fondamentale soprattutto la capacità di interiorizzare la nuova cultura di imprenditorialità a tutti i livelli.

L’Open Innovation – Insieme agli investimenti ICT cresce l’interesse verso l'Open Innovation: le aziende ricercano modalità di collaborazione più agili e veloci, nuovi modelli operativi e culturali che attingono da interlocutori come startup, centri di ricerca, clienti guida e persino aziende non concorrenti. Le principali fonti di innovazione negli ultimi tre anni sono ancora piuttosto “tradizionali”.

Se guardiamo alle indicazioni per il prossimo triennio la situazione si ribalta, con quasi tutte le fonti “tradizionali” di innovazione in discesa, come vendor e sourcer di tecnologie (27%, -9% sul triennio precedente), le società di consulenza (26%, -7%) e le linee di business (33%, -2%), mentre aumentano in modo deciso le fonti di innovazione finora poco utilizzate, come le startup (che passano dal 9% al 26%), i centri di ricerca, le università e i clienti esterni (tutti registrano un incremento del 6%), oltre alle aziende non concorrenti (che passano dal 9% al 12%).

Tuttavia, nonostante la crescente attenzione, in Italia il numero di imprese che adotta consapevolmente e in modo sistematico progetti di Open Innovation è ancora limitato, pari al 28%, di cui solo il 7% da più di tre anni. Ma chi lo fa ne è soddisfatto, non abbandona l’iniziativa e la struttura con metodi sempre più completi e sistematici. A questo dato si aggiunge un 32% di aziende che non ha ancora adottato progetti di innovazione aperta ma è intenzionato a farlo a breve, mentre il 20% non conosce il fenomeno e un altro 20% non è interessato a sviluppare questa tipologia di iniziative.

Il ruolo delle startup – Solo il 38% delle imprese oggi ha collaborazioni già attive con startup, di cui il 7% da più di tre anni: un numero modesto ma in crescita di otto punti rispetto allo scorso anno e che sale fino al 63% se si considerano le grandissime imprese (mentre si riduce al 21% se si guarda alle aziende di medie dimensioni). Il 23% intende avviare una collaborazione a breve, l’11% non sa se la propria azienda collabori con startup e ben il 27% non è interessato. Soltanto l’1% ha cooperato con startup in passato e ha deciso di abbandonare questa pratica. Fra le imprese che non hanno ancora lavorato insieme a una startup, l’80% indica come principale ostacolo alla cooperazione la mancanza di risorse e di condizioni che permettano di aprirsi a questa fonte di innovazione, una su due (51%) anche la scarsa strutturazione e preparazione delle funzioni aziendali. Solo l’8% la riconduce allo scarso orientamento B2b delle startup.

Le startup possono collaborare con le imprese secondo differenti modalità. Nella maggior parte dei casi, le imprese le utilizzano come fornitori a cui richiedere un prodotto o un servizio una tantum (54%), ma già un buon 37% ha intrapreso partnership in ricerca e sviluppo con startup per la co-creazione di prodotti o servizi. Fra le altre modalità di collaborazione, ci sono le forniture di lungo periodo e le partnership commerciali legate ai nuovi modelli di business (entrambe nel 19% dei casi). Oppure le startup possono essere partner per la co-creazione di innovazione nel modello di business (13%), le imprese possono partecipare all’Equity di startup, co-investendo risorse e/o diversificando il proprio business, mentre l’11% acquisisce la startup incorporandola nel proprio assetto proprietario.

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